mercoledì 8 luglio 2015

Una fiaba per non perdere le buone abitudini!

Quest'anno, tra i tanti argomenti, abbiamo parlato anche di MURI: muri reali e muri immaginari.
In questa fiaba li troviamo entrambi... Buona lettura!




IL GIGANTE EGOISTA
(da una fiaba di Oscar Wilde)


Tutti i pomeriggi, quando uscivano dalla scuola, i bambini avevano l’abitudine di andare a giocare nel giardino del Gigante.

Era un giardino spazioso e bello, con morbida erba verde. Qua e là sull’erba si trovavano bei fiori come stelle, e vi erano dodici peschi che a primavera si aprivano in delicate infiorescenze rosa e perla, e in autunno portavano ricchi frutti. Gli uccelli posati sugli alberi cantavano in così dolci suoni che i bambini solevano interrompere i loro giochi per ascoltarli. – Come siamo felici qui! – gridavano l’un l’altro.

Un giorno il Gigante fece ritorno...




Era stato a far visita al suo amico orco di Cornovaglia, e si era fermato da lui per sette anni. Una volta trascorsi i sette anni aveva detto tutto quello che aveva da dire, dato che la sua conversazione era limitata, e così decise di rientrare al proprio castello. Quando tornò vide i bambini che giocavano nel giardino.

– Che cosa state facendo qui? – urlò con voce molto altera e i bambini fuggirono.

– Il giardino mio è il giardino mio, – disse il Gigante; – chiunque può capirlo, e io non permetterò che nessuno ci giochi al di fuori di me –. Così vi costruì intorno un alto muro ed espose un cartello: I TRASGRESSORI SARANNO PERSEGUITI PER LEGGE

Era un Gigante molto egoista.

I poveri bambini ora non avevano dove giocare. Provarono a giocare sulla strada, ma la strada era piena di polvere e di duri sassi, e a loro non piaceva. Solevano girovagare attorno all’alto muro quando le lezioni erano finite e parlare di quel bel giardino là dentro. – Come eravamo felici là, – dicevano l’un l’altro.

Poi venne la Primavera e il paese fu pieno di uccellini e boccioli. Solo nel giardino del Gigante Egoista era ancora inverno. Là gli uccelli non avevano voglia di cantare perché non c’erano bambini e le piante si dimenticavano di fiorire.

Una volta un bel fiore mise la testa fuori dal prato, ma quando vide il cartello fu così addolorato per i bambini che si immerse di nuovo nel terreno e si rimise a dormire. Gli unici a essere contenti erano Neve e Gelo. – La primavera ha dimenticato questo giardino, – esclamarono, – e così noi vivremo qui per l’intero anno –. La Neve coprì il prato con il suo grande manto bianco e il Gelo dipinse d’argento tutti gli alberi. Poi invitarono il Vento del Nord a stare con loro e lui accettò. Era impellicciato e ululava tutto il giorno per il giardino e soffiando buttava giù i comignoli. – Questo è un ottimo posto, – diceva. – Bisogna chiedere alla Grandine di farci visita.

Così venne la Grandine. Tutti i giorni per tre ore tamburellava sul tetto del castello, tanto da rompere la maggior parte delle tegole, e poi correva tutto intorno per il giardino quanto più forte poteva. Era vestita di grigio e il suo respiro pareva ghiaccio.

 – Io non riesco a capire perché la primavera stia arrivando così tardi, – diceva il Gigante Egoista mentre sedeva alla finestra a guardare il freddo giardino bianco. – Spero che ci sia un cambiamento del tempo.

Ma la Primavera non arrivò mai e nemmeno l’Estate. L’Autunno portò frutti d’oro a ogni giardino, ma al giardino del Gigante non ne portò. – È troppo egoista, – disse. Per questo motivo, là era sempre Inverno e il Vento del Nord e la Grandine e il Gelo e la Neve ballavano tra gli alberi.

Un mattino il Gigante se ne stava a letto sveglio, quando udì una piacevole musica. Quel suono era tanto dolce per le sue orecchie che pensò fossero i musici del Re che passavano di là. In realtà era solo un fanello che cantava davanti alla sua finestra, ma da così tanto tempo non sentiva cantare un uccello nel suo giardino che gli sembrò fosse la musica più bella del mondo. Allora la Grandine smise di danzargli sulla testa e il Vento del Nord cessò di ululare, e un delizioso profumo lo raggiunse attraverso gli scuri aperti. – Penso che alla fine sia arrivata la Primavera, – disse il Gigante; e saltò giù dal letto a guardar fuori.

Che cosa vide?

C’era una vista meravigliosa. Da un piccolo buco nel muro erano scivolati dentro i bambini, e stavano seduti sui rami degli alberi. Su ciascuno degli alberi che riusciva a vedere c’era un bambino. E ad avere di nuovo dei bambini, gli alberi erano così felici che si erano coperti di germogli e muovevano gentilmente le braccia sopra il loro capo. Gli uccelli volavano là intorno e gorgheggiavano gioiosi e i fiori occhieggiavano dal verde dei prati e ridevano. Era una bella scena, solo in un angolo era ancora inverno. Era l’angolo più lontano del giardino e là se ne stava in piedi un bimbetto. Era così piccolo che non arrivava ai rami dell’albero e gli stava girando intorno piangendo amaramente. La povera pianta era ancora coperta di gelo e neve, e il Vento del Nord le soffiava e ululava addosso. – Arràmpicati, piccino! – diceva l’Albero, e curvava i rami quanto poteva; ma il ragazzino era troppo piccolo.

E il cuore del Gigante si sciolse quando guardò fuori. – Come sono stato egoista! – disse. – Ora so perché qui non veniva la Primavera. Metterò quel povero ragazzino in alto sull’albero e poi abbatterò il muro, e il mio giardino sarà per sempre il campo di gioco dei bambini. Per sempre –. Era realmente molto dispiaciuto per quello che aveva fatto.

Così scese di nascosto le scale e aprì in silenzio la porta principale, e uscì nel giardino. Ma quando lo videro, i bambini ne furono così spaventati che scapparono via e nel giardino ritornò inverno. Solo il bambinetto non scappò, perché aveva gli occhi così pieni di lacrime che non vide il Gigante avvicinarsi. E il Gigante gli girò dietro pian piano, lo prese in mano delicatamente e lo posò sull’albero. E l’albero si mise di colpo a fiorire, e gli uccelli vennero a cantare là sopra e il bambinetto distese le braccia e cinse il collo del Gigante e lo baciò. E gli altri bambini, quando videro che il Gigante non era più cattivo, ritornarono di corsa, e con loro arrivò la Primavera. – Ora è il vostro giardino, bambini, – disse il Gigante, e prese una grande scure e buttò giù il muro. E a mezzogiorno, quando stava andando al mercato, la gente trovò il Gigante che giocava con i bambini nel giardino più bello che avessero mai visto.

Luisa

11 commenti:

  1. Io avevo già letto questa storia e per questo ve la consiglio tanto. Buone vacanze a tutti. Rosa

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  2. Mi piacciono le storie lunghe!📑anche se questa bellissima storia lo già letta sono stata felice di rilegerla!!!
    A presto NICOLE ILAS.

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    1. Alcune storie fanno riflettere più di altre e per questo è bene rileggerle ogni tanto.

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  3. Molto nella la storia e sono stata contenta di leggerla!!!:)😙😜😜Linda

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    1. Sono contenta che ti sia piaciuta... ma mi sa che hai dimenticato un pezzo di frase... Se la riscrivi, pubblicheremo il commento corretto. Ciao stellina!

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  4. Bellissima questa storia!
    Bianca

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  5. L' avevamo già letta,
    è stato INTERESSANTE rileggerla e rifletterci un'altra volta.
    A presto.
    Anna e Sofia 5 A

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  6. Questa storia mi ha colpito tanto perche' e' molto bello e' questo testo e' narrativo cioe' narra I fatti avvenuti.Quindi mi e' piaciuto tantissimo. Ciao! Abigail

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  7. Domani si va'gita !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    Ciao Abigail

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